Una piccola debolezza di quel paese era l'ossequio ai potenti, fossero essi collaudati benefattori statali o grandi famiglie mafiose.
E dopo ogni cratere di bomba e spasmo di indignazione si scatenava l'asta per i diritti cinematografici, dopo ogni grido di orrore la corsa per intervistare lo scannatore, e dopo l'abbraccio ai parenti il pensiero più o meno espresso che la vittima se l'era un po' cercata. E si correva a lavorare per il noto chiacchierato, per il riciclatore, per l'implicato, per l'amico di, e per il mafioso sì, ma tanto popolare.
Stefano Benni, "La compagnia dei Celestini", 1992. p.215
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